I DIECI COMANDAMENTI
«Non avrai altri dèi...»
Il primo comandamento
Dio allora pronunziò tutte queste parole: lo sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
(Esodo 20, 1-6)
A soli 11 anni Mozart componeva un testo musicale intitolato Die Schuldigkeit des ersten Gebotes (KV 35), cioè «Il dovere del primo comandamento»: era la prima parte di un oratorio eseguito nel 1767 con cinque attori-cantanti: lo Spirito cristiano, la Misericordia, la Giustizia, lo Spirito del Mondo, il Cristiano (un'edizione discografica è quella di Schwann-Musica sacra AMS 714 15). Il rilievo dato a questo comandamento, di cui sopra abbiamo offerto la formulazione biblica completa presente nel libro dell'Esodo, è giustificato perché la prima delle "dieci parole" del Decalogo è il sostegno, la base e l'interpretazione delle altre nove. Se per il filosofo greco Protagora (V sec. a.C.) «l'uomo è misura di tutte le cose» — tesi ripresa alla lettera da Platone nelle Leggi (IV, 716c) — «il Decalogo non percorre la via dell'uomo a Dio ma va da Dio all'uomo per cui misura di ogni cosa non è l'io ma Dio» (J. Schreiner).
Del primo comandamento il testo biblico offre tre formulazioni diverse che ora esamineremo: esse sono come altrettante sfaccettature dello stesso messaggio che, in questo caso, è squisitamente religioso.
Ecco, innanzitutto, la formulazione teologica: «Non avrai altri dèi di fronte a me» (o con una sfumatura di ostilità «contro di me»). Questa negazione di ogni dio inferiore o parallelo non è tanto una professione teorica di monoteismo, di difficile espressione per la mentalità simbolica orientale. È piuttosto un monoteismo intuitivo, acritico, "affettivo", è una dichiarazione di adesione amorosa al Signore il cui nome sacro e impronunciabile è, però, rivelato a Israele, Jhwh. È per questo che è detto "il comandamento principe". «Dio non è un'idea, non è un'astrazione come allora lo rappresentava la piramide dei valori della filosofia greca. Dio è persona. Dio è un Tu che si piega verso gli uomini e vuole essere un Dio vicino, amico degli uomini e ricco di aiuto: il tuo Dio» (A. Läpple).