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COMUNIONE DEI SANTI
INTERCESSIONE


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Per ovvi motivi questo capitolo è complementare a quello sull'idolatria.dialoghi con i fratelli protestanti appena si tocca l'argomento “comunione dei santi” nel dettaglio, si rompono i fili della comunicazione. Abbiamo modi completamente diversi di intendere la destinazione dei santi (cioè tutti i credenti) morti nella carne. Per loro, questi ultimi, sono o sarebbero in uno stato di sonnolenza, o comunque d'inattività permanente, in una sorta di letargo delle anime. A questo punto c'è da chiedersi se il ladrone al quale Gesù promise il Paradiso quel giorno stesso, sia stato ingannato dal Messia.' mai possibile che Gesù gli promise il Paradiso, però intendesse dire che appena arrivato lì, dovesse attendere ancora, rimanendo in uno stato di inattività o passività, per un tempo non meglio precisato? La frase “Oggi sarai con me in Paradiso” vuole intendere una ricompensa immediata, non avrebbe senso questa frase di Gesù se in paradiso i santi dormissero.

Se il ladrone doveva attendere ancora per godere della presenza di Cristo in cielo, per lodarlo ogni giorno esultando di gioia incontenibile, Gesù non gli avrebbe detto “Oggi sarai…….” ma sicuramente gli avrebbe detto, “Un giorno sarai con me in paradiso”. Quell'oggi, indica una ricompensa immediata, e non dilazionata nel tempo, o posticipata. Non è neppure credibile che in Paradiso l'unico a essere sveglio sia il ladrone, e tutti gli altri santi dormano, o restino in uno stato di inerzia. Pensando in questo modo, il ladrone si è ritrovato in un dormitorio, nei cui angoli può scorgere Abramo, Isacco, Giacobbe ecc..'è dunque qualcosa che non quadra nella tesi protestante, più avanti lo vedremo nel dettaglio.recitiamo la professione di fede (il Credo) dopo aver proclamato la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, diciamo: <<Credo la comunione dei santi>>.


Che vuol dire questa espressione? Vuol dire che nella Chiesa siamo tutti uniti: noi, ancora pellegrini sulla terra, con i santi del cielo e coloro che attendono ancora di completare la loro purificazione, prima di essere chiamati alla gloria senza fine. C'è un'intensa comunione tra i discepoli di Cristo: tutti sono chiamati santi, perché santificati dalla grazia, tutti in cammino verso la santità. Comunione dei santi vuol dire che abbiamo la stessa fede, la stessa speranza, la stessa carità; partecipiamo ai doni e ai sacramenti siamo guidati e sostenuti dallo Spirito Santo; facciamo parte dell'unica Chiesa, formata da tre diversi stati: noi, che siamo in cammino; i beati e santi del cielo; le anime, che attendono la salvezza.

Tutti formiamo la famiglia di Dio. Noi siamo in comunione con i defunti e questi sono in comunione con noi; noi preghiamo per i morti ed essi pregano per noi. In questa prospettiva, si comprende il culto dei santi e la comunione coi defunti: veneriamo la Madonna e i santi, perché hanno già raggiunto la meta finale e guardiamo a essi con la speranza di poteri raggiungere.per i nostri morti, facciamo suffragi e opere di carità per loro, nella speranza che, raggiunto il cielo di Dio, saranno essi a pregare per noi. Tutti siamo uniti dallo stesso vincolo della carità. Per questo, dobbiamo mettere in comune quello che abbiamo: noi, la nostra sofferenza e le nostre miserie; i santi del cielo, la loro preghiera e la loro gioia. Ricordiamo un'altra cosa: quello che abbiamo non appartiene solo a noi, ma anche ai fratelli poveri. Non ce ne dimentichiamo! (cfr, Famiglia Cristiana n.18 del 4 maggio 2008).

La Bibbia, quindi Gesù, ci insegna a pregare gli uni per gli altri, non dimentichiamolo mai, troviamo diversi versetti che ci esortano a farlo. Spesso Gesù premia ed esaudisce la fede degli intercessori, piuttosto che del diretto interessato, che magari non ha modo o capacità di chiedere direttamente a Lui.
In Luca 5,17 troviamo il caso del paralitico portato su una lettiga da quattro suoi amici o parenti, da Gesù, e non potendo entrare dalla porta lo calarono dal tetto, dopo averlo scoperchiato.
Qui notiamo che Gesù guarda alla fede dei portatori, non a quella dell’infermo: in effetti, riconosce che non hanno esitato né di fronte alla faticata né di fronte al rischio del linciaggio, da parte dei discepoli del rabbì, per via dell’affronto del tetto sfondato. Cristo guarisce il paralitico ammirando la fede dei portatori.
Ma caliamoci di più dentro il tema di questo capitolo. Nel Vangelo spesso troviamo frasi misteriose pronunciate da Gesù, esse ci aprono spiragli di luce provenienti dal regno dei cieli. Una di queste è sicuramente quella che troviamo nel Vangelo di Luca al capitolo 16 versetto 9.

"Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne."

Leggendo il contesto del discorso vediamo che Gesù sta insegnandoci a non attaccarci troppo al denaro, esso non ci servirà per il regno dei cieli. Sta parlando pure della fedeltà dei servi verso il padrone, sta consigliando a coloro che si arricchiscono disonestamente di donare la disonesta ricchezza ai bisognosi, e ci sta consigliando di non servire il dio denaro.
Ma al versetto 9 Gesù ci esorta a farci
amici in cielo, perché quando la nostra ricchezza che può essere anche la nostra vita, verrà a mancare essi ci accolgano nelle dimore eterne. Da quest’ultima frase ne deduciamo che se questi amici ci potranno accogliere nelle dimore eterne significa che sono vivi, non dormono in qualche parte del Cielo, e che per volere di Dio ci accoglieranno a braccia aperte nelle dimore che loro già hanno abitato prima di noi, e magari visto che alcuni di loro erano poveri e bisognosi, traendo beneficio dalla nostra carità, ci sono rimasti amici anche in cielo, e contraccambiano pregando per noi. Tutto questo ci indica che in Cielo c’è vita, oltre agli angeli ci sono anche i santi che godono della presenza del Signore. Vita, è sinonimo di attività non di inerzia.

E in Matteo 22,31-32 troviamo scritto:

"Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi."

Notate la parola "ORA", che non rimanda alla risurrezione finale, ma indica il tempo presente. Dio dei vivi lo è "ora", non lo diventerà "poi". Abramo è vivo, Isacco è vivo, Giacobbe è vivo, perché il nostro è il Dio dei vivi non dei morti, ed essere vivi significa trovarsi nel pieno delle facoltà dei viventi, vista, udito, spiritualità, preghiera, carità, e gioire alla presenza del Signore. Noi adoriamo il Dio vivente, che trasmette la sua essenza alle sue creature, rendendole vive, e l’essenza di Dio non può morire né addormentarsi. I credenti morti in grazia di Dio non vanno in pensione nel regno dei cieli. Credo che il cielo non comprenda delle case di riposo per nullafacenti cristiani, immersi in una specie di letargo, immobili, in attesa della fine del mondo terrestre. La Bibbia ci parla di viventi, Abramo, Isacco e Giacobbe sono dei viventi, e quindi attivi, operanti, non sono diventati dei credenti in pensione. Vivere significa essere attivi, non oziosi, perché l’ozio uccide l’uomo. Credo che costoro nel regno di Dio non andranno nemmeno a zapparsi l’orticello ogni mattina, ma attenendosi agli insegnamenti in cui hanno creduto, continueranno a pregare per i fratelli bisognosi, che si trovano ancora sulla terra. Continueranno quindi a mettere in atto la loro carità, utile ad aiutare chi ancora è nel bisogno.
Nella visione protestante invece si intravede l’attuale regno di Dio pieno di cristiani in letargo, o comunque non operanti, nemmeno con la preghiera, che attendono a braccia incrociate la fine del mondo. Il nostro spirito ci viene donato da Dio, esso non dorme mai, come mai dorme il nostro Creatore, il nostro corpo muore ma lo spirito non si addormenta, né muore, esso andrà alla presenza di Dio o per un certo tempo nella prigione purificatrice, perché nulla di impuro può stare alla Sua presenza.


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