Lutero e le sue eresie Luterani Chiesa ecumenismo - Cristiani Cattolici: Pentecostali Apologetica Cattolica Studi biblici

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Lutero e le sue eresie Luterani Chiesa ecumenismo

Confutazioni al Protestantesimo
 Martin Lutero... e quel che non si dice

Bestemmiatore
Ma forse in nessun altro campo si è manifestato tanto il cattivo spirito di Lutero quanto nella sua tendenza a bestemmiare, specie contro la Chiesa e il Papato. Seguono alcuni esempi, tratti dalle sue lettere e sermoni.
"Certamente Dio è grande e potente, buono e misericordioso, ma è anche stupido. Deus est stultissimus. È un tiranno". (30)
Letto questo, non sorprende che Lutero pensi - come segnala Funck Brentano - che “certamente Dio è grande e potente, buono e misericordioso (...) ma è stupido. Deus est stultissimus” (Discorsi a tavola, n. 953, ed. di Weimar, I, 487).
“E' un tiranno. Mosè agiva mosso dalla sua volontà, come suo luogotenente, come boia che nessuno superò e nemmeno eguagliò nello spaventare, atterrire e martirizzare il povero mondo” (op. cit., p. 230).
"Cristo ha commesso adulterio una prima volta con la donna della fontana di cui ci parla Giovanni. Non si mormorava intorno a lui: Che ha fatto dunque con essa? Poi ha avuto rapporti sessuali con Maria Maddalena, quindi con la donna adultera. Così Cristo, tanto pio, ha dovuto anche lui fornicare prima di morire". (31) (Discorsi a tavola, n. 1472, ed. di Weimar, II, 107; cfr. op. cit., p. 235).
Lutero fa di Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo. "Lutero - commenta lo storico protestante Funck Brentano - arriva a dichiarare che Giuda, tradendo Cristo, agì per imperiosa decisione dell'Onnipotente. La sua volontà [di Giuda] era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agì. Egli fu messo da Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere". (32)
"Tutte le case chiuse, tutti gli omicidi, le morti, i furti e gli adulteri sono meno riprovevoli dell'abominazione della Messa papista". (33)
Non meraviglia che, mosso da tali idee, Lutero scrivesse a Melantone a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i cattolici inglesi: "È permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa che specie di traditori, ladri e assassini sono i papi, i loro cardinali, i loro legati. Piacesse a Dio che vari re di Inghilterra si impegnassero a farli scomparire". (34)
"Perché non acchiappiamo papa, cardinali e tutta la cricca della Sodoma romana e ci laviamo le mani con il loro sangue?". (35)
"La corte di Roma è governata per un vero Anticristo, di cui ci parla S. Paolo. (...) Credo di poter dimostrare che, nei giorni nostri, il Papa è peggiore dei turchi". (36)
"Così come Mosè ha distrutto il vitello d'oro, così dobbiamo fare noi con il papato, fino a ridurlo in ceneri. (...) Vorrei abolire tutti i conventi, vorrei farli sparire, raderli al suolo (...) affinché di essi non rimanga sulla terra neanche la memoria". (37)
Nella risposta alla bolla di scomunica, Lutero scrisse con arroganza: "Io e tutti i servi di Gesù Cristo riteniamo ormai il trono pontificio occupato da Satana, come la sede dell'Anticristo, noi ci rifiutiamo di ubbidire". (38)
Lutero è morto in mezzo a orribili bestemmie contro il Papato, contro la Chiesa e contro i santi. Sentendo arrivare la fine, ha dettato una "preghiera" che finiva così: "Muoio odiando il Papa. (...) Da vivo, io ero la tua peste, da morto sarò la tua morte, o Papa!".
(Julio Loredo - Tradizione, Famiglia, Proprietà, 26 Ottobre 2016 - i grassetti sono nostri)
“Lutero è un uomo dell’odio, odia la Chiesa cattolica e odia gli ebrei come nessun altro… Spero che i luterani conoscendo meglio Lutero comprendano i suoi errori e un giorno possano tornare a casa, cioè nella Chiesa di Roma”.
di Americo Mascarucci (28-10-2016)

È possibile una riconciliazione fra cattolici e luterani?

“Si, se i luterani comprenderanno gli errori di Lutero e torneranno a casa, cioè nella Chiesa Cattolica”. Ne è convinta la scrittrice e storica Angela Pellicciari autrice del libro Una Storia della Chiesa che con Intelligonews fa riferimento anche al viaggio di Papa Francesco in Svezia per celebrare l’anniversario della Riforma Luterana.
Professoressa Pellicciari, c’era bisogno oggi di un testo per ripercorrere la storia della Chiesa?

«Sì, perché quello che si dice della Chiesa normalmente sui libri di testo e sui mass media, contrasta con la mia esperienza di cristiana. È evidente come nei confronti dei cristiani vi sia un pregiudizio negativo, una corsa alla diffamazione e alla calunnia. Io ho invece incontrato una Chiesa che ha salvato la mia vita, mi ha restituito un’identità dopo il Sessantotto che ho vissuto con passione ma che ha poi prodotto tanti danni. Tutto questo grazie a persone straordinarie che nel corso dei secoli hanno dato la loro vita per me e continuano ad offrirla al servizio della Chiesa e dell’Evangelizzazione. Scrivere Una Storia della Chiesa ha permesso di unire la professione storica alla mia personale esperienza di cristiana per confutare tutte le calunniose falsità che vengono propalate sulla Chiesa, da Costantino alle crociate, dall’Inquisizione allo Stato Pontificio ecc. Certo, la storia della Chiesa è anche una storia di peccato, ma se ci sono state persone eretiche anche dentro la Chiesa, è altrettanto vero che Dio ha sempre suscitato e continua a suscitare in aiuto della Chiesa nuovi carismi e nuovi esempi di santità».

Nel libro c’è un giudizio storiografico molto duro nei confronti di Martin Lutero con evidenziato il suo acceso antisemitismo. Proprio Papa Francesco in questi giorni andrà in Svezia a rendergli omaggio. Non si rischia di riabilitarlo?
«Lutero è un uomo dell’odio, odia la Chiesa cattolica e odia gli ebrei come nessun altro. Un odio che lo porta persino a giustificare la menzogna e la calunnia. In nome della libertà ha concesso un potere assoluto ai principi utilizzando Dio per giustificare il potere dei sovrani sulla religione. I tedeschi per causa sua saranno abituati all’assolutismo in nome di Dio. Per libertà Lutero intende solo libertà da Roma. E’stato all’origine di sciagure immani. Non voglio giudicare il viaggio del Papa in Svezia ma è chiaro che Lutero è un uomo carico di odio e di contraddizioni e per lui non può esservi alcuna riabilitazione. Spero che i luterani conoscendo meglio Lutero comprendano i suoi errori e un giorno possano tornare a casa, cioè nella Chiesa di Roma».

Giudizio negativo anche per Calvino?
«Certo, anche se Calvino non è uomo di impulso ma è un tecnico che vuole rivoluzionare la Chiesa partendo dalla scrittura. Le sue teorie si basano sul falso mito della perfezione della chiesa primitiva. Un falso mito appunto, perché del magistero della Chiesa si fa garante Dio stesso attraverso l’incarnazione di Cristo. Il magistero della Chiesa si fonda proprio sul figlio di Dio incarnato e non si può sconfessare tutto ciò che la Chiesa ha deciso per secoli. È stato Gesù a volere Pietro capo della Chiesa, è scritto chiaramente nel capitolo fondamentale del Vangelo di Matteo e non si può ignorare questo particolare. Quando Giovanni, l’apostolo che stava ai piedi della croce, e Pietro vanno in giro è sempre Pietro a prendere la parola perché tutti gli apostoli hanno rispettato la volontà di Gesù di volerlo capo della Chiesa. Negare questo significa negare la volontà di Dio».

Poi c’è il capitolo relativo ai cattolici-liberali. È possibile essere cattolici e al tempo stesso professarsi liberali?

È stato Gregorio XVI nel 1832 a condannare il cattolicesimo liberale che muoveva i primi passi in Francia. Questa è una contraddizione in termini perché se si è cattolici, si è cattolici e basta, non si può essere cattolici liberali, cattolici democratici o cattolici adulti, termine in voga qualche tempo fa. In realtà essere cattolici liberali equivaleva a far entrare il pensiero liberale e massonico nella Chiesa e questa è una grossa contraddizione. Gregorio XVI denunciava il rischio di ridurre in nome della libertà i popoli al peggiore servaggio. Cosa che poi è accaduta. Anche grazie ai cattolici liberali è passato il concetto di risorgimento come rinnovamento spirituale ed economico e questo ha poi condannato la popolazione italiana all’emigrazione di massa nel momento stesso in cui, in nome della libertà e degli ideali liberali, si sono minate le basi economiche della nazione. Essere cattolici liberali significa far entrare il pensiero massonico nella Chiesa per combatterla dall’interno. Una propaganda che rischia di essere ancora più nociva di quella esterna». (dal sito Lanuova bq)

Lutero: no e poi no!
(Folha de São Paulo, 27 dicembre 1983)

Ecco una piccola selezione delle sue tirate contro il Papa.
 
Nel suo Sermone per la crociata contro i Turchi del 1529 si legge:
 
"Penso che il Papa è un diavolo incarnato e mascherato perché è l'Anticristo".
 
Dalla sua opera Contro il Papato fondato dal diavolo del 1545 derivano le seguenti citazioni:

 
"... Essi [i Papi] si adornano con il nome di Cristo, di san Pietro e di Chiesa, anche se sono pieni dei peggiori diavoli dell'inferno, pieni, pieni, e così pieni che non possono né espellere né vomitare né starnutire nessun diavolo. ... Ora vediamo che egli [il Papa] con i suoi cardinali romani non è nient’altro che un ladro disperato, nemico di Dio e dell'uomo, distruttore del cristianesimo e vivente dimora di Satana... "

 
"Il diavolo, che ha fondato il papato, parla e agisce sempre attraverso il Papa e la Sede romana."

"Vuoi sapere che cosa è il Papa e da dove viene? È un abominio di idolatria, prodotto da tutti i diavoli dalla fossa dell'inferno."

"Colui che è obbediente al Papa, è benedetto, ma lui, il Papa stesso, come roccia, non deve essere sottomesso e obbedire a nessuno. Dal quel momento tu hai il sacro diritto di considerare, alla luce di tutte le decretali, che il Papa, e il suo papato, è uno spettro demoniaco, che tira la sua origine da una comprensione sbagliata di Matteo 16; vale a dire da bugie, e da bestemmia, come nato dal posteriore del diavolo. "

 
"Nessuna buona coscienza cristiana può credere che il Papa sia il capo della Chiesa cristiana, né il vicario di Dio o di Cristo, ma è il capo della chiesa maledetta dei peggiori banditi della terra, vicario del diavolo, nemico di Dio, un avversario di Cristo e distruttore della Chiesa di Cristo, maestro di menzogna, di blasfemia e di idolatria, brigante e rapinatore della Chiesa e del signore laico, assassino di re e causa di tutti i tipi di spargimento di sangue, una puttana sopra ogni puttana, impegnata nella sua fornicazione, un anticristo, un uomo del peccato e figlio della perdizione, un lupo mannaro vero e proprio. "

 
 
"Ciò che viene dal Papa è il male assoluto sulla terra... Che Dio ci aiuti, Amen."
 
(Citazioni raccolte dalle Opera Omnia di Martino Lutero, edizione di Weimar)
 
Lutero

 “ La Messa non è un sacrificio... chiamatela benedizione, Eucaristia, tavola del Signore, cena del Signore, memoria del Signore, o come più vi piace, purché non la sporchiate col nome di sacrificio o azione “.
 
«Affermo che tutti gli omicidi, i furti, gli adulterii sono meno cattivi che questa abominevole Messa… (Lutero.Sermone della 1° domenica d’Avvento)
...”la loro Messa è sacrilega e abominevole. Io dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa papista ( Trattato contra Henricum )

 
Vi sono molte testimonianze sia protestanti che cattoliche su quale fu l’ultimo e insano gesto disperato di Lutero. Una di quelle, per la quale la si può considerare  la più credibile, è la testimonianza del suo servo personale, Ambrogio Kuntzell. Egli, confuso nell’animo per la fine orribile del suo padrone, confessò ciò che aveva visto.Ecco la sua testimonianza:

 
- Martin Lutero, la sera prima della sua morte, si lasciò vincere dalla sua abituale intemperanza e con tale eccesso che noi fummo obbligati a portarlo via del tutto ubriaco e coricarlo nel suo letto. Poi, ci ritirammo nella nostra camera, senza presagire nulla di spiacevole. All’indomani, noi ritornammo presso il nostro padrone per aiutarlo a vestirsi come d’uso. Allora  – oh, quale dolore! -­ noi vedemmo il nostro padrone Martino appeso al letto e strangolato miseramente. Aveva la bocca contorta, la parte destra del volto nera, il collo rosso e deforme… ”Costoro (prìncipi suoi convitati) colpiti dal terrore come noi, ci impegnarono subito, con mille promesse, e coi più solenni giuramenti, ad osservare il massimo silenzio in quanto nulla fosse fatto trapelare. Ci ordinarono di staccare il cadavere da quel capestro e di metterlo sul letto e di divulgare in seguito al popolo, come il “ maestro Lutero” aveva improvvisamente lasciato questa vita.- Questo fu il racconto del suo servo Kuntzell (o Kudtfeld) pubblicato ad Aversa nel 1606, dallo storico Henricus Sèdulius (1549-1621)

 
Un certo dottor De Coster, constatò che la bocca di Lutero era contorta, che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme, come se fosse stato strangolato. A tal prova, esiste un ritratto, effettuato con la tecnica dell’incisione, che venne eseguito, il giorno dopo la morte di Lutero, da Lucas Fortnagel, documentando così l’anatomica deformazione del suo volto. (Questa incisione fu pubblicata da Jacques Maritain nella sua opera: “ Tre Riformatori” a pag. 49).
 
Quindi Lutero non morì di morte naturale come i protestanti hanno scritto falsamente sui loro libri, ma morì suicida e Maritain, inoltre, elenca una serie di nomi relativi ad amici e suoi primi discepoli che si suicidarono anche loro.
Altra testimonianza fu quella dell’oratoriano Th. Bozio, che nel suo “De signis Ecclesiae” del 1592, scrisse di aver appreso da un servo di Lutero della sua morte, avendolo trovato impiccato alle colonne del suo letto.
Un’altra ancora fu quella del dott. G. Claudine, che nella “Cronaca Medica” del 1900 a pag.99, pubblicò il testo di quella deposizione.
Certo non è bello parlare di un personaggio storico così noto iniziando dalla sua morte, ma personalmente l’ho trovato così, diciamo…liberatorio…Perché…!? Perché è stato cacciato dalla finestra e ora lo vogliono far rientrare dalla porta.
 
PRIME FALSITA’
Lutero, nacque a Eisleben, in Sassonia il 10 di novembre 1483. Trascorse i suoi primi quattordici anni a Mansfeld, frequentando le scuole private locali.Per un anno frequentò la scuola dei canonici a Magdeburgo, successivamente la scuola di S.Giorgio a Eisenach. A 18 anni entrò nell’università di Erfurt dove studiò filosofia e diritto. Nel 1505 era già dottore in Filosofia. Ora, la motivazione della sua entrata in convento degli “Eremiti Agostiniani”, avvenuta il 17 di luglio 1505, così come la raccontò lo stesso Lutero, risultarono essere molto difformi dalla realtà. Egli, nella sua versione, disse che vi entrò, non  perché attratto, quanto invece ne fu trascinato per la paura di una morte improvvisa (“non tam tractus quam raptus”). Nel suo racconto vuole far credere che in seguito ad un  violentissimo uragano, nei pressi di Stotternheim, subì un forte trauma per lo spavento in quanto stava per morire. In realtà, secondo quanto fu pubblicato da un giurista di nome Dietrich Emme, sul suo libro “Martin Luther, Seine jugend unde studienzeit 1483-1505. Eine dokumentarische darstelleng ( La giovinezza e gli anni di studio dal 1483 al 1505. Bonn 1983), Lutero entrò in convento per non cadere sotto gravi sanzioni giuridiche per aver ferito a morte, durante un duello, un suo collega di studi.

 
Jérom Buntz, è il nome del suo collega di studi, che dopo aver superato insieme  l’esame di “Magister”, venne ferito a morte dallo stesso Lutero. Per sfuggire alla condanna, oltre che incorrere in due scomuniche, andò dal suo protettore e amico Johannes Braun, vicario collegiale a Eisenach, per chiedergli consiglio, il quale , per evitare un processo giudiziario, lo sollecitò ad entrare in un ordine religioso.

 
Fu così che entrò nel convento degli “Agostiniani”, in quanto lo stesso convento era coperto dal diritto di asilo. In seguito fattosi “frate”, anche se reo confesso del suo delitto, rimase sempre inquieto e turbato. Lo dirà lui stesso durante una predica nel 1529: “ Ego fui, ego monachus , der mit ernst fromm wolt sein. Sed je tieffer ich hin ein gangen bin, yhe ein grosser bub et homicida fui”. (Io fui, io Monaco, che voleva essere seriamente pio. Invece, sprofondai ancor di più: io sono stato un grande mascalzone e omicida. WA W 29,50,18).

In un altro discorso conviviale trascritto dal filosofo e teologo protestante Veit Jakobus Dieterich si legge: "Per un singolare consiglio di Dio, sono diventato monaco affinchè non mi arrestassero, altrimenti lo sarei stato facilmente e così non poterono, poiché tutto l’Ordine si occupava di me "(WA tr 1,134,32)

 
Non si può fare a meno di pensare che la sua chiamata divina, più che un bisogno interiore di solitudine di preghiera e di servizio, fu causata da una paura piena di angosce e lotte morali, con continui periodi di crisi e mancanza di pace interiore per evitare un processo ed una condanna, sicuramente a morte.
 
Fu dopo questo tormentato e travagliato approcciarsi alla fede che cominciò probabilmente, con sofisticati ragionamenti, a teorizzare sulla “giustificazione mediante la sola fede” senza le opere, grazie al sacrificio del Cristo che ha portato su di sé i peccati degli uomini. Infatti sul suo testo “ In Esaiam prophetam scholia”:…”i miei peccati non sono miei, perché essi non  sono in me, ma sono in un altro, cioè nel Cristo, per cui non possono nuocermi…bisogna che essi (i peccati) siano allontanati dal tuo sguardo, in modo che tu abbia a guardare non quello che tu hai fatto, non la tua vita, non la tua coscienza, ma il Cristo…
 
Estrapolando alcuni episodi della sua vita, racconta un suo amico, Filippo Schwarzerde detto Melantone (14947-1560), collaboratore di Lutero nell’opera della Riforma protestante, che spesso, quando Lutero pensava con profonda attenzione alla collera di Dio, o ai clamorosi esempi di castighi divini, egli veniva colpito da un terrore tale da perdere quasi i sensi.

Ripeteva frequentemente “Dio ha rinchiuso gli uomini nel peccato per usare misericordia a tutti.” (conclusit omnes sub peccatum ut omnium misereatur). Come se cercasse di far ricadere su Dio la responsabilità dei peccati degli uomini.

 
Il teologo e umanista Iohann Cochleus (1459-1552) racconta a sua volta di una crisi che colse Lutero quando era monaco. Mentre assisteva ad una lettura del vangelo di san Marco e precisamente un passo che riguardava un indemoniato, Lutero cadde a terra gridando:”Non sono io! Non sono io!…
 
In un frammento del “Propos de Table “, vi è un dialogo tra Lutero e il pastore di Guben, M.Leonardt avvenuto nel 1551. Lutero racconta che una volta il diavolo lo aveva malvagiamente tormentato e spinto fino al punto di non essere più capace di recitare il Padre Nostro e i salmi. In altre occasioni lo aveva istigato ad uccidersi nel momento in cui,sentendosi deriso, aveva preso un coltello in mano. In seguito a questo episodio, tutte le volte che si presentava l’occasione di prendere in mano un coltello, lo gettava via lontano da sé.

 
“Si racconta”, anche, che una volta Lutero parlando con sua madre, lei gli chiese se doveva cambiare religione. Lui le rispose: ”No, restate cattolica, perché io non voglio ne ingannare ne tradire mia madre”. Alcuni credono che non può averlo detto, però “si dice”, che questo documento, pare che si trovi nella biblioteca del Convento di Santa Maria della Minerva a Roma.

 
Il Papa Pio VI, il 9 di marzo del 1793 definì Lutero “eretico insensato”. E ne aveva tutte le ragioni. La sua vita fu macchiata fin dalla età giovanile, da un omicidio e terminò miseramente e tragicamente  suicida. Fra le bestemmie, le ubriacature e gozzoviglie varie, (doctor plenus); tra spergiuri e sacrilegi, ebbe l’arroganza anche di sposarsi,  con nozze sacrileghe, una monaca, una certa Caterina Bora che convinse a spogliarsi degli abiti monacali.
 
Si manifestò come un apostata a causa della sua “Riforma”; una vera sovversione della fede, della morale e della costituzione divina della Chiesa. Nemico mortale del Papa, fu un diabolico affossatore della Messa. Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassinii,e gli adulteri, sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa papista.”
 
Prima di vedere come oggi la Chiesa ha rivisitato e rivalutato questo personaggio oscuro definito eretico dalla Chiesa da sempre, sarebbe bene conoscere alcuni suoi pensieri deliranti e decisamente anticattolici:

Io non posso più pregare senza maledire!…
Maledetto! Sia dannato il nome del papista!…
Maledetto! Che sia dannato e annientato il papismo!
Maledetto! Che siano dannati i piani dei papisti!…
Ecco la mia preghiera!
 

Ancora…
 
Prima di me, non c’è stato nessuno che abbia saputo che cos’è il Vangelo, il Cristo, il Battesimo, la Penitenza, che cos’è un Sacramento, la Fede, lo Spirito, le buone opere, i 10 Comandamenti, il Pater Noster, la preghiera, la sofferenza, il Matrimonio, la consolazione, l’autorità civile, i genitori, i figli, il padrone, il servo, la donna, la serva, il diavolo, l’Angelo, il mondo, la vita, la morte, il peccato, il diritto, la remissione dei peccati; chi è Dio, che cos’è un vescovo, un parroco, la Chiesa, la Croce. (…) Ma ora, grazie a Dio uomini e donne, giovani e vecchi, sanno il loro catechismo, cioè il “Deutsch Catechismus”, ossia “Il Grande Catechismus” scritto da me Martinus Luther”.
 
Quando la Messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa il papato (…). Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adultèri sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa dei papi”.
 
Eppure, nonostante tutto, oggi qualche cardinale ha definito Lutero con estrema impudenza:  “Il nostro comune maestro”. Il cardinale Willebrands, segretario per l’unità dei Cristiani affermò già nel lontano 1970 durante L’Assemblea plenaria della “Lega Mondiale Luterana a Evianne in Svizzera che: “nel corso dei secoli, la persona di Martin Lutero non è stata apprezzata rettamente e la sua teologia non è stata sempre resa in modo giusto?”  Ma ciò che lascia impietriti è una lettera di Giovanni Polo II indirizzata al cardinal Willebrands nel cinquecentesimo anniversario della nascita di Lutero. In questa lettera firmata dallo stesso Papa si vuol riconoscere a Lutero una “profonda religiosità”.

 
Non so quale religiosità avrebbe riconosciuto in Lutero, sapendo, o forse no, il che sarebbe meglio, che l’eretico derideva la preghiera mentale e il raccoglimento interiore con affermazioni tipo: “esto peccator et pecca fortifer”?

 
Ma bisogna riconoscere a qualcun’altro la quasi “beatificazione” di Lutero. Entra in scena il cardinale tedesco Walter Kasper, emerito teologo modernista presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, che afferma: ”Da Lutero abbiamo molto da imparare, a cominciare dall’importanza attribuita alla parola di Dio. Da tempo nella Chiesa cattolica si sta affermando una visone più positiva, una concenzione meglio articolata di Lutero come figura che ha anticipato aspetti che la Chiesa ha nel tempo riscoperto e inscritto nel proprio percorso”. Insomma…un vero profeta!?

 
L’allora cardinal Ratzinger rifletteva, e seriamente,  su ciò  che c’era, nel frate agostiniano di grande e su ciò che c’era da salvare nella sua teologia. Mentre da Papa Benedetto XVI si sorpassava affermando: “Non sbagliava quando sosteneva che ci si salva solo per fede…ancora: “LUTERO AVEVA MOLTE IDEE CATTOLICHE” !

 
In conclusione, non ci rimane che confermare, purtroppo, ciò che noi cattolici vigili e confortati dalla Tradizione, pensiamo da moltissimi anni. In nome di un distorto ecumenismo di natura massonica Lutero, già cacciato fuori dalla Chiesa da cinque secoli di storia e dal Concilio di Trento, lo si sta facendo rientrare dalla porta lodato ed elogiato pubblicamente.
 
 
1. Dietrich Emme, Martin Luther, Seine Jugend und Studienzeit 1483-1505. Eine dokumentarische Darstellung, (Bonn, 1983).
 
2. In Dietrich Emme, Warum ging Luther ins Kloster? In Theologishes, 1984, pp. 6188-6192.
 
3. Id. Ibid. Emme cita il documento originale: Wa W, 29, 50, 18.
 
4. W.M.L. de Wette, Luther, M., Briefe, Sendshreiben und Bedenken vollstandig Gesammelt, Berlino, 1825-1828,  I, p. 41.
 
5. Id., ibid., I, 323.
 
6. Franz Funck Brentanno, Luther, Parigi, Grasset, 1934, pp. 29-39.
 
7. Martin Luther,  Werke, ed. Weimar, 1883, I, 487. Tischrede del 5 maggio 1532.
 
8. Brentanno, op. cit., p. 53.
 
9. Id., ibid., p. 32.
 
10. Id., ibid.
 
11. D. Martin Luther, Werke, ed. di Weimar, 1883, X, 2, Abt. 107.
 
12. Martin Luther, Werke, ed. di Wittemberg, 1551, t. IV, p. 378.
 
13. D. Martin Luther, Werke, Weimar, X, 2, Abt. 184.
 
14. Brentanno, op. cit., pp. 65-73.
 
15. D. Martin Luther, Werke, Weimar, XXV, 329.
 
16. Id. Ibid., XXV, 331.
 
17. De Wette, op. cit., II, p. 37.
 
18. De Wette, op. cit., ibid.
 
19. Werke, ed. Weimar, XII, p. 131.
 
20. Werke, ed Weimar, XXVIII, p. 763.
 
21. De Wette, op. cit., II, p. 22.
 
22. De Wette, op. cit., I, 232.
 
23. De Wette, op. cit., III, 2,3.
 
24. De Wette, op. cit., III, 3.
 
25. De Wette, op. cit., III, 9.
 
26. In Carl August Burkardt, Dr. Martin Luther, Briefwechsel, Leipzig, 1886, p. 357.
 
27. De Wette,op. cit., II, 6.
 
28. Martin Luther,  Tischreden, No. 953, Werke, ed. Weimar, I, 487.
 
29. Martin Luther, Tischreden, No. 1472, Werke, ed Weimar, XI, 107.
 
30. Brentanno, op. cit., p. 246.
 
31. Martin Luther, Werke, ed. Weimar,  XV, 773-774.
 
32. Brentanno, op. cit., p. 354.
 
33. Id., ibid., p. 104.
 
34. Id., ibid., p. 63.
 
35. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, VIII, 624.
 
36. Citato Brentanno, op. cit., p. 100
 
 

 
MARTIN LUTERO: LA VERITÀ
 
 
Il prossimo viaggio di Papa Francesco in Svezia, per celebrare insieme ai luterani i cinquecento anni della cosiddetta Riforma protestante, ha sollevato non poche perplessità nel mondo cattolico. Si parla perfino di "rivalutare" il monaco apostata. Oltre a cozzare col dogma cattolico, la "rivalutazione" di Lutero si scontra – e in modo violento – con la stessa verità storica. Sembrerebbe quasi che coloro che "mitizzano" la figura di Lutero non abbiano mai letto le sue opere, piene di bestemmie contro Nostro Signore Gesù Cristo e contro il Papato.
 
Ecco una breve analisi della vita e delle dottrine di Lutero, tratta dalle sue opere originali.
 
 
* * *
 
 
Lo scorso 13 ottobre – anniversario dell'apparizione della Madonna a Fatima – Papa Francesco ha accolto in Vaticano un pellegrinaggio composto da luterani. Una statua del monaco apostata Martin Lutero presiedeva la sessione tenutasi nell'aula Paolo VI. "Rendiamo grazie a Dio perché oggi, luterani e cattolici, stiamo camminando sulla via che va dal conflitto alla comunione", ha dichiarato il Pontefice nella sua allocuzione.
 
 
Perplessità
 
Il pellegrinaggio era stato organizzato in vista del viaggio che Papa Bergoglio compirà in Svezia per celebrare, insieme ai luterani, i cinquecento anni della cosiddetta "Riforma" protestante: "Alla fine di questo mese, a Dio piacendo, mi recherò a Lund, in Svezia, e insieme alla Federazione Luterana Mondiale faremo memoria, dopo cinque secoli, dell'inizio della riforma di Lutero e ringrazieremo il Signore per cinquant'anni di dialogo ufficiale tra luterani e cattolici".

 
I gesti amichevoli nei confronti dei luterani si stanno moltiplicando già da qualche tempo. Durante la visita alla chiesa evangelica luterana di Roma, il 15 novembre 2015, Papa Francesco aveva auspicato la "rivalutazione delle intenzioni della Riforma e della figura di Martin Lutero".

Durante il volo di ritorno dall'Armenia, lo scorso 26 giugno, egli aggiungeva: "Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate. (…) Lui ha fatto una ‘medicina' per la Chiesa, poi questa medicina si è consolidata in uno stato di cose, in una disciplina, in un modo di credere, in un modo di fare, in modo liturgico. Ma non era lui solo: c'era Zwingli, c'era Calvino".

 
Tali dichiarazioni e gesti non possono non suscitare una crescente perplessità in molti fedeli. Costoro faticano a comprendere come una figura che ha provocato tante sofferenze alla Chiesa possa essere in qualche modo "rivalutata". La perplessità non è di oggi. Già in occasione di simili gesti compiuti in passato da altri Pontefici molte voci si erano alzate. Ecco quanto scriveva, per esempio, Plinio Corrêa de Oliveira nel 1984:

 
"Non comprendo come uomini della Chiesa contemporanea, compresi alcuni tra i più colti, dotti o illustri, mitizzino la figura di Lutero, l'eresiarca, nello sforzo di favorire un'approssimazione ecumenica, direttamente al protestantesimo e indirettamente a tutte le religioni, scuole filosofiche, ecc. Non scorgono il pericolo che è in agguato in fondo a questo sentiero, cioè la formazione, su scala mondiale, di un sinistro supermercato di religioni, filosofie e sistemi di tutti gli ordini, in cui la verità e l'errore si presenteranno frazionati, mescolati e messi alla rinfusa? Sola assente dal mondo sarà - qualora fosse possibile arrivare fino a questo punto - la verità integra: cioè la Fede cattolica, apostolica, romana, senza macchia né tanfo. Su Lutero - a cui spetterebbe, sotto un certo aspetto, il ruolo di punto di partenza in questa strada verso la baraonda universale - pubblico oggi ancora alcuni passi che ben mostrano l'odore che la sua figura di ribelle spargerebbe in questo supermercato, o meglio in questo obitorio delle religioni, delle filosofie e dello stesso pensiero umano". (1)
 
 
La verità storica
 
Il fatto è che, oltre a cozzare col dogma cattolico, la "rivalutazione" di Lutero si scontra – e in modo violento – con la stessa verità storica. Sembrerebbe quasi che coloro che "mitizzano" la figura di Lutero non abbiano mai letto le sue opere, piene di bestemmie contro Nostro Signore Gesù Cristo e contro il Papato. "L'immagine tradizionale di Lutero, per molti aspetti, è incoerente con la realtà storica", scrive lo storico protestante Dietrich Emme, specialista nella vita giovanile del riformatore (2).
 
Nel 1510 Martino Lutero, allora monaco agostiniano, si recò a Roma per portare una lettera di protesta in merito a una diatriba interna al suo Ordine. La volgata protestante vorrebbe che, di fronte al desolante spettacolo di decadenza ("una cloaca", dirà lui con riferimento sia all'Urbe sia alla Chiesa), il monaco di Wittemberg fosse rimasto scioccato. Il che avrebbe innescato in lui prima il rigetto, poi il dubbio e infine la ribellione. Dunque, una reazione forse esagerata ma tutto sommato giustificata.
 
Un'attenta lettura delle fonti originali ci fa vedere, invece, uno spirito irrequieto, dissoluto e già incline alla ribellione. Forse è il caso di gettare uno sguardo su alcuni di questi documenti, che altro non sono che le stesse opere (Werke) di Martin Lutero, nelle due edizioni ufficiali: quella di Wittemberg (1551) e quella di Weimar (1883). Conviene anche rilevare che gli autori sotto citati – Emme, Brentano, De Wette e Burckhardt – sono tutti protestanti.
 
 
La "vocazione" religiosa di Lutero
 
L'ingresso di Martino Lutero nell'Ordine agostiniano non fu dovuto tanto a una vocazione religiosa quanto al fatto che era latitante e voleva sfuggire alle autorità. Mentre era studente di Giurisprudenza all'Università di Erfurt, Lutero si batté a duello con un compagno, Hieronimus Buntz, uccidendolo. Per sfuggire alla giustizia, egli entrò allora nel monastero degli Eremiti di S. Agostino. Lo stesso Lutero ammise il vero motivo del suo ingresso in monastero: "Mi sono fatto monaco perché non mi potessero incarcerare. Se non lo avessi fatto, sarei stato facilmente arrestato. Ma così fu impossibile, poiché tutto l'Ordine Agostiniano mi proteggeva." (3)
 
Purtroppo, nel monastero non imparò a diventare buono. Egli stesso confessava in un sermone del 1529: "Io sono stato un monaco che voleva essere sinceramente pio. Al contrario, però, sono sprofondato ancor di più nel vizio. Sono stato un grande furfante ed un omicida". (4) La sua vita spirituale era in rovinoso declino. Nel 1516, Lutero scrisse: "Raramente ho il tempo di pregare il Breviario e di celebrare la Messa. Sono troppo sollecitato dalle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo". (5) Ancora nel 1516 egli dichiarava: "Confesso che la mia vita è sempre più prossima all'inferno. Giorno dopo giorno divento più abietto". (6)
 
Nel convento, Lutero era soggetto a frequenti crisi di nervi, ad allucinazioni deliranti, in preda anche a segni di possessione. Nel guardare il Crocefisso egli spesso era assalito da convulsioni e cadeva a terra (7). Quando celebrava la Messa, era preso dal terrore: "Arrivato all'Offertorio ero così spaventato che volevo fuggire. Mormoravo ‘Ho paura! Ho paura!'". (8)
 
Agitato, nervoso, continuamente in crisi, tentato dal diavolo (che, secondo lui, gli appariva in forma di un enorme cane nero col quale condivideva perfino il letto) roso dai rimorsi, Lutero cominciò a formarsi l'idea che fosse predestinato alla dannazione eterna, e questo gli faceva odiare Dio: "Quando penso al mio destino dimentico la carità verso Cristo. Per me, Dio non è che uno scellerato. L'idea della predestinazione cancella in me il Laudate, è un blasfemate che mi viene allo spirito". (9)
 
Lutero, insomma, si immaginava già nell'inferno: "Io soffrivo le torture dell'inferno, ne ero divorato. Mi assaliva perfino la tentazione di bestemmiare contro Dio, quel Dio rozzo, iniquo. Io avrei mille volte preferito che non ci fosse Dio!". (10)
 
 
L'apostasia di Lutero. La dottrina della giustificazione
 
 
Nella bolla "Exsurge Domine" (1520),
il Papa Leone X condanna gli errori di Lutero
 
 
Lutero faceva poco o nulla per lottare contro i suoi difetti. I suoi confratelli agostiniani lo descrivono come "nervoso, di umore molto sgradevole, arrogante, ribelle, sempre pronto a discutere e ad insultare". Egli stesso dirà di sé: "Io mi lasciavo prendere dalla collera e dall'invidia". (11)
 
Eccitato da cattive letture, orgoglioso al punto di non accettare nessuna autorità, Lutero cominciò a contestare diversi punti della dottrina cattolica fino a rigettarne parecchi.
 
Lutero difendeva le sue rivoluzionarie idee in modo arrogante, ritenendosi "l'uomo della Provvidenza, chiamato per illuminare la Chiesa con un grande bagliore". "Chi non crede con la mia fede è destinato all'inferno - scriveva - La mia dottrina e la dottrina di Dio sono la stessa cosa. Il mio giudizio è il giudizio di Dio". (12)
 
In un'altra lettera ecco cosa dice di sé stesso: "Non vi sembra un uomo stravagante questo Lutero? Quanto a me, penso che egli sia Dio. Altrimenti, come avrebbero i suoi scritti e il suo nome la potenza di trasformare mendicanti in signori, asini in dottori, falsari in santi, fango in perle?". (13) Sulle sue dottrine egli asseriva ancora: "Sono certo che i miei dogmi vengono dal cielo. Io vincerò, il Papato crollerà nonostante le porte dell'inferno!". (14)
 
Fu in queste lamentevoli condizioni spirituali che, verso la fine del 1518, successe ciò che Lutero stesso chiamò «das Turmerlebnis», cioè l'avvenimento della Torre, vero punto di partenza del protestantesimo. In cosa consiste questo «Turmerlebnis»? Lutero era seduto sulla cloaca nella torre che serviva da bagno nel monastero, quando improvvisamente ebbe un'"illuminazione" che lo fece "pensare in un altro modo":
 
"Le parole giustizia e giustizia di Dio - scrive Lutero - ripercuotevano nel fondo della mia coscienza come un fulmine che distrugge tutto. Io ero paralizzato e pensavo: Se Dio è giusto, punisce. Siccome continuavo a pensare a ciò, mi sono improvvisamente venute al mio spirito le parole di Habacuc: Il giusto vive della fede. E ancora: La giustificazione di Dio si manifesta senza l'azione della legge. A partire da questo punto, io ho cominciato a pensare in un altro modo". (15)
 
 
 
Lutero brucia la Bolla Papale
 
 
Questo "altro modo" era la dottrina della giustificazione per la sola fede, indipendentemente dalle opere, la pietra angolare del protestantesimo. Secondo Lutero, i meriti sovrabbondanti di Nostro Signore Gesù Cristo assicurano agli uomini la salvezza eterna. All'uomo, quindi, basta credere per salvarsi: "Il Vangelo non ci dice cosa dobbiamo fare, esso non esige niente da noi. (...) [Il Vangelo dice semplicemente] credi e sarai salvato" (16).
 
Tale dottrina è tanto sconclusionata che lo stesso Lutero, con duri sforzi cercava di accreditarla: "Non vi è nessuna religione in tutta la terra che insegni questa dottrina della giustificazione; io stesso, anche se la insegno pubblicamente, con gran difficoltà la credo nei particolari". (17)

 
Di conseguenza, su questa terra possiamo anche condurre una vita di peccato senza rimorsi di coscienza né timore della giustizia di Dio, poiché basta avere fede per essere già salvati: "Anche se ho fatto del male, non importa. Cristo ha sofferto per me. A questo si riduce il cristianesimo. Dobbiamo sentire che non abbiamo peccato, anche quando abbiamo peccato. I nostri peccati aderiscono a Cristo, che è il salvatore del peccato". (18)

 
Lutero anzi sosteneva che, per rafforzare la nostra fede, dobbiamo peccare. Così rimarrà chiaro che è Cristo che ci salva e non noi. Quest'idea Lutero la sintetizzava nella sua nota formula: esto peccator et pecca fortiter. In una lettera all'amico Melantone del 1° agosto 1521, Lutero affermava: "Sii peccatore e pecca fortemente ma con ancora più fermezza credi e rallegrati in Cristo. (...) Durante la vita presente dobbiamo peccare". (19)

 
Scrivendo a un altro seguace, Lutero diceva ugualmente: "Devi bere con più abbondanza, giocare, divertirti e anche fare qualche peccato. (...) In caso il diavolo ti dica: Non bere! Tu devi rispondere: in nome di Gesù Cristo, berrò di più! (...) Tutto il decalogo deve svanire dagli occhi e dall'anima". (20)
 
A un altro amico, egli scrisse ancora: "Dio ti obbliga solo a credere. In tutte le altre cose ti lascia libero e signore di fare quello che vuoi, senza alcun pericolo di coscienza. Egli non se ne cura, quando anche lasciassi tua moglie, abbandonassi il tuo padrone e non fossi fedele ad alcun vincolo". (21)

 
Ovviamente, le conseguenze dell'applicazione di queste dottrine non potevano essere altro che il dilagare del peccato e del vizio. Lutero stesso lo ammette. Per quanto riguardava i suoi seguaci protestanti, egli scrisse: "Sono sette volte peggiori di una volta. Dopo la predicazione della nostra dottrina, gli uomini si sono dati al furto, alla menzogna, all'impostura, alla crapula, all'ubriachezza e a ogni genere di vizi. Abbiamo espulso il demonio - il papato - e ne sono venuti sette peggiori". (22)
 
 
Un uomo pieno di vizi
 
Il primo a piombare nel vizio è stato proprio lui. Il 13 giugno 1521, scrisse a Melantone: "Io mi trovo qui insensato e indurito, sprofondato nell'ozio, pregando poco e senza più gemere per la Chiesa di Dio, perché nelle mie carni indomite ardo di grandi fiamme. Insomma, io che dovrei avere il fervore dello spirito, ho il fervore della carne, della libidine, della pigrizia, dell'ozio e della sonnolenza". (23)
 
In un altro scritto, Lutero è altrettanto chiaro: "Sono un uomo esposto e coinvolto nella vita di società, nella crapula, nelle passioni carnali, nella negligenza ed in altre molestie". (24)

 
Lutero rapì dal convento una monaca cistercense, Caterina Bora, e la prese per amante. Nel 1525, "per chiudere la bocca alle male lingue", secondo quanto dichiarava, la sposò, nonostante tutti e due avessero fatto voto di castità. Lutero aveva una chiara nozione della riprovevole azione che aveva compiuto. Egli scrisse al riguardo: "Con il mio matrimonio sono diventato così spregevole che gli angeli rideranno di me e i demoni piangeranno". (25)
 
Caterina, però, non fu l'unica donna nella sua vita. Egli aveva la brutta abitudine di avere rapporti carnali con monache apostate, che egli stesso adescava dai conventi. Su di lui scriveva il suo seguace Melantone: "Lutero è un uomo estremamente perverso. Le suore che egli ha tirato fuori dal convento lo hanno sedotto con grande astuzia ed hanno finito col prenderlo. Egli ha con loro frequenti rapporti carnali". (26)
 
Lutero non faceva segreto della sua immoralità. In una lettera all'amico Spalatino leggiamo infatti: "Io sono palesemente un uomo depravato. Ho tanto a che fare con le donne, che da un po' di tempo sono diventato un donnaiolo. (...) Ho avuto tre mogli allo stesso tempo, e le ho amate così ardentemente che ne ho perse due, andate a vivere con altri uomini". (27)
 
Lutero aveva anche il vizio dell'ubriachezza e della gola: "Nel bere birra non c'è nessuno che si possa paragonare a me". In una lettera a Caterina, diceva: "Sto mangiando come un boemo e bevendo come un tedesco. Lodato sia Dio!" (28). Verso la fine della vita, l'ubriachezza lo dominava totalmente: "Spendo le mie giornate nell'ozio e nell'ubriachezza". (29)
 
 

 
 
 
 
 
Nella bolla "Exsurge Domine" (1520),
 
il Papa Leone X ha condannato gli errori di Lutero,
 
il promotore dello spirito di dubbio e di contestazione
 
della prima grande Rivoluzione dell’Occidente
 
 
 
Ho avuto l’onore, nel 1974, di essere il primo firmatario di un manifesto pubblicato su alcuni tra i principali quotidiani del Brasile e riprodotto in quasi tutte le nazioni dove allora esistevano undici TFP. Il suo titolo era: ”La politica di distensione del Vaticano verso i governi comunisti - Per la TFP: cessare la lotta o resistere?” (Cfr. Folha de São Paulo, 10-4-1974).
 
 
Le associazioni vi dichiaravano il loro rispettoso disaccordo nei confronti della «ostpolitik» vaticana diretta da Paolo VI ed esponevano dettagliatamente le loro ragioni. Il tutto - sia detto di passaggio - espresso in maniera tanto ortodossa che nessuno sollevò una qualsiasi obiezione in proposito.
 
Per riassumere in una frase tutta la venerazione verso il Papato e allo stesso tempo la fermezza con cui dichiaravano la loro resistenza all’ostpolitik vaticana, le TFP dicevano al Pontefice: “La nostra anima è Vostra, la nostra vita è Vostra. Ordinateci ciò che desiderate. Solo non comandateci di incrociare le braccia davanti al lupo rosso che attacca. A questo si oppone la nostra coscienza”.
 
 
Mi sono ricordato di questa frase con particolare tristezza, leggendo la lettera scritta da Giovanni Paolo II al cardinale Willebrands (cfr. L'Osservatore Romano, 5-11-1983) a proposito del cinquecentesimo anniversario della nascita di Martin Lutero, e firmata lo scorso 31 ottobre, data del primo atto di ribellione dell'eresiarca nella chiesa del castello di Wittemberg. Essa è impregnata di tanta benevolenza e amabilità che mi sono chiesto se il suo Augusto firmatario abbia dimenticato le terribili bestemmie lanciate dal monaco apostata contro Dio, Gesù Cristo Figlio di Dio, il Santissimo Sacramento, la Vergine Maria e lo stesso Papato.
 
Quel che è certo è che egli non le ignora, perché esse sono alla portata di qualsiasi cattolico colto, in libri di buona qualità che a tutt’oggi non sono difficili da ottenere.
 
Ho in mente due di questi. Uno, nazionale, è "La Chiesa, la Riforma e la Civiltà", del grande gesuita Leonel Franca. Sul libro e sull'autore, i silenzi ecclesiastici ufficiali vanno lasciando cadere la polvere.
 
L'altro libro è di uno dei più noti storici francesi di questo secolo, Franz Funck Brentano, membro dell'Institut Français e, in più, insospettabile protestante.
 
Cominciamo col citare testi scelti dall'opera di quest'ultimo: "Luther" (Paris, Grasset, 1934, pp. 352).
 
 
E andiamo direttamente a questa bestemmia infame:Cristo - dice Lutero - ha commesso l'adulterio una prima volta con la donna della fontana di cui parla Giovanni. Non si mormorava intorno a lui: Che ha fatto dunque con essa? Poi con la Maddalena, quindi con la donna adultera. Così Cristo, tanto pio, ha dovuto anche lui fornicare prima di morire” (Discorsi a tavola, n. 1472, ed. di Weimar, II, 107; cfr. op. cit., p. 235).
 
Letto questo, non sorprende che Lutero pensi - come segnala Funck Brentano - che “certamente Dio è grande e potente, buono e misericordioso (...) ma è stupido. Deus est stultissimus” (Discorsi a tavola, n. 953, ed. di Weimar, I, 487).
 
È un tiranno. Mosè agiva mosso dalla sua volontà, come suo luogotenente, come boia che nessuno superò e nemmeno eguagliò nello spaventare, atterrire e martirizzare il povero mondo” (op. cit., p. 230).
 
Ciò è strettamente coerente con quest'altra bestemmia, che fa di Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo: “Lutero - commenta Funck Brentano - arriva a dichiarare che Giuda, tradendo Cristo, agì per imperiosa decisione dell’Onnipotente. La sua volontà (di Giuda) era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agi. Egli fu messo da Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere” (op. cit., p. 246).
 
 
Coerente con questa abominevole serie, un pamphlet di Lutero intitolato "Contro il pontificato romano fondato dal diavolo", del marzo 1545, chiamava il Papa, non “Santissimo”, secondo l'uso, ma “infernalissimo” e aggiungeva che il Papato si è sempre dimostrato assetato di sangue (cfr. op. cit., pp. 337-338).
 
Non meraviglia che, mosso da tali idee, Lutero scrivesse a Melantone, a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i cattolici inglesi: “È permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa che specie di traditori, ladri ed assassini sono i papi, i loro cardinali, i loro legati. Piacesse a Dio che vari re d'Inghilterra si impegnassero a farli scomparire” (op. cit., p. 254).
 
Proprio perciò esclamò ancora: “Basta con le parole: il ferro! il fuoco!”. E aggiunge: “Puniamo i ladri con la spada; perché non acchiappiamo papa, cardinali e tutta la cricca della Sodoma romana e ci laviamo le mani con il loro sangue?” (op. cit., p. 104).
 
Questo odio accompagnò Lutero fino alla fine della sua vita. Afferma Funck Brentano: “La sua ultima predica pubblica a Wittemberg è del 17 gennaio 1546: ultimo grido di maledizione contro il papa, il sacrificio della Messa, il culto della Vergine” (op. cit., p. 340).
 
 
Non stupisce che grandi persecutori della Chiesa abbiano festeggiato la sua memoria. Così “Hitler fece proclamare festa nazionale in Germania l'anniversario del 31 ottobre 1517, quando il monaco agostiniano ribelle fece affiggere alle porte della chiesa del castello di Wittemberg le famose 95 proposizioni contro la supremazia e le dottrine pontificie” (op. cit. p. 272).
 
E, a dispetto di tutto l'ateismo ufficiale del regime comunista, il dr. Erich Honecker, presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio di Difesa, primo uomo della Repubblica democratica tedesca, ha accettato di capeggiare il comitato che in piena Germania rossa ha organizzato quest'anno le rimbombanti celebrazioni di Lutero (cfr. German Comments, di Onnsbruck, Germania occidentale, aprile 1983).
 
Niente di più naturale del fatto che il monaco apostata abbia risvegliato tali sentimenti nel leader nazista come, più recentemente, in quello comunista. Niente di più sconcertante, perfino di vertiginoso, di quanto è accaduto in occasione della recentissima commemorazione del cinquecentesimo anniversario della nascita di Lutero, nello squallido tempio protestante di Roma, l’11 dicembre 1983.
 
 
A questo atto festivo di amore e di ammirazione verso la memoria dell'eresiarca ha partecipato il prelato che il conclave del 1978 ha eletto Papa. E al quale pertanto spetterebbe la missione di difendere contro gli eresiarchi e gli eretici i santi nomi di Dio e di Gesù Cristo, la Santa Messa, la Sacra Eucarestia e il Papato!
 
“Vertiginoso, spaventoso” - è stato, a questo proposito, il gemito del mio cuore di cattolico che, tuttavia, con ciò ha raddoppiato la sua fede e la sua venerazione verso il Papato.
 
 
Nel prossimo articolo mi rimane da citare "La Chiesa, la Riforma e la Civiltà" del grande Padre Leonel Franca.
 
 
Plinio Corrêa de Oliveira
 
La beata e il rivoluzionario
 
Fa sempre bene ricordare…
 
Nel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) che sarà beatificata a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita il 28 maggio 2011, fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico (10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imprenditore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini d’accesso, per fare le sue orazioni.
 
 
Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “Alzati, perché questo è un tempio protestante”.
 

Poi le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.

Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo.

La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio.

In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.

L’orgoglio lo fece cadere nel peccato capitale, lo condusse all’aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana. La sua condotta, il suo atteggiamento nei riguardi della Chiesa e la sua predicazione furono determinanti per traviare e portare tante anime superficiali ed incaute all’eterna rovina.

(Don Marcello Stanzione - www.miliziadisanmichelearcangelo.org)
 
 
 
Per capire la rivoluzione di Lutero e il protestantesimo
 
 
 
 
Lutero brucia la Bolla Papale
 

L’orgoglio e la sensualità, nel cui soddisfacimento consiste il piacere della vita pagana, suscitarono il protestantesimo.

L’orgoglio diede origine allo spirito di dubbio, al libero esame, all’interpretazione naturalistica della Scrittura. Produsse la rivolta contro l’autorità ecclesiastica, espressa in tutte le sette con la negazione del carattere monarchico della Chiesa universale, cioè con la rivolta contro il papato.

Alcune, più radicali, negarono anche quella che si potrebbe chiamare l’alta aristocrazia della Chiesa, ossia i vescovi, suoi prìncipi . Altre ancora negarono lo stesso sacerdozio gerarchico, riducendolo a una semplice delegazione da parte del popolo, unico vero detentore del potere sacerdotale.

Sul piano morale, il trionfo della sensualità nel protestantesimo si affermò con la soppressione del celibato ecclesiastico e con l’introduzione del divorzio.

(Rivoluzione e Contro-Rivoluzione – Parte I, Cap. III, 5 B)
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